La storia
Arena è l’erede naturale della “Penna d’Oca” perché crede nella forza incoercibile del dialogo tra intelletti, e nella trasversalità, nell’inter-comunicazione culturale, nel principio della libera dialettica disciplinare, impostazione figlia del Futurismo.
Il naviglio scomparso
L’edificio conserva le tracce dell’affaccio sul Naviglio che una volta correva in via San Damiano: le ampie arcate delle finestre si aprivano direttamente sull’acqua in una Milano completamente diversa dove ancora i tram elettrici non avevano fatto la loro comparsa.
La Penna d’Oca
Il grande architetto nel 1927 assieme a Tommaso Buzzi, in collaborazione con Emilio Lancia e Michele Marelli ridefini questo spazio su più livelli, ideando altresì le decorazioni murali per il nuovo ristorante e ritrovo milanese per le arti nascenti: “La Penna d’Oca” per l’appunto! Un ambiente decorato con scene ispirate al vino e alla sua produzione, che furono poi riproposte anche come decori per due serie di mattonelle decorative.
Il ristorante “La Penna D’Oca” era uno dei punti di ritrovo degli intellettuali milanesi durante i primi decenni del Novecento, uno dei tanti salotti in cui non solo artisti, scrittori e teorizzatori ma anche borghesi e industriali si ritrovavano per consumare i pasti e per conversare, scambiare idee, confrontarsi su temi di attualità; un luogo di avanguardia e di riflessione, fucina di movimenti artistici rivoluzionari.
Il Futurismo a tavola
Fin dall’inizio del Movimento Futurista Italiano l’importanza dell’alimentazione sulle capacità creatrici, fecondatrici, aggressive delle razze, agitò i maggiori futuristi. “Se ne discuteva spesso tra Marinetti, Boccioni, Antonio Sant’Elia, Balla. Vi furono in Italia e in Francia alcuni tentativi di rinnovamento cucinario”.
Il 15 Novembre 1930, presso il ristorante “La Penna D’Oca” di Milano, andò in scena la prima “Cena Futurista” della storia. Il famoso ristorante offrì ai futuristi milanesi un banchetto che voleva essere un elogio gastronomico del futurismo al termine del quale Marinetti preannunciò il Manifesto della cucina futurista, che verrà pubblicato su «Comoedia» il 20 gennaio dell’anno successivo.
“Questa nostra cucina futurista, regolata come il motore di un idrovolante per alte velocità, sembrerà ad alcuni tremebondi passatisti pazzesca e pericolosa: essa invece vuole finalmente creare un’ armonia tra il palato degli uomini e la loro vita di oggi e di domani.
Nasce con noi futuristi la prima cucina umana, cioè l’arte di alimentarsi. Come tutte le arti, essa esclude il plagio ed esige l’originalità creativa.”
F. T. Marinetti, Fillia
La Cucina Futurista
1932
La rinascita
AMDL Circle
“Oggi non basta più pensare agli showroom come showroom, come non basta più pensare agli uffici come uffici, o ai musei come musei, tutti chiediamo a questi spazi qualcosa di più”.
È questa la chiave di lettura con cui De Lucchi interpreterà la progettazione del nuovo spazio.
Listone Giordano arena
Quello disegnato da Michele De Lucchi non è però solo uno store o un semplice showroom, ma è una piccola agorà, accogliente e intima, dove l’immaginazione è libera di cercare nuove soluzioni per la vita delle persone. Un ambiente dove il legno, materia viva e sostenibile rinnova la sua promessa di benessere e di sensibilità contemporanea in dialogo con altri materiali naturali come la pietra, li metallo, la terra, il vetro.
Scambio e confronto erano di casa nello storico ristorante “La Penna d’Oca”, come lo sono oggi in Listone Giordano Arena.